I nuovi parametri forensi premiano la mediazione e penalizzano il legale che persegua strategie dilatorie che mirano all’allungamento dei tempi. Il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri ha, infatti, trasmesso al Consiglio di Stato e al Consiglio Nazionale Forense il nuovo regolamento recante la determinazione dei parametri per la liquidazione dei compensi per la professione forense, che dovranno passare anche al vaglio delle commissioni competenti di Camera e Senato.
Conciliazione giudiziale
La relazione fra l’altro stabilisce che: “nell’ipotesi di conciliazione giudiziale o transazione della controversia la liquidazione del compenso è di regola aumentato sino a un quarto rispetto a quello altrimenti liquidabile per la fase decisionale fermo quanto maturato per l’attività precedentemente svolta”. Mentre, l’adozione di strategie dilatorie verrà considerato dal giudice in sede di liquidazione dei compensi come un elemento negativo.
Le fasi
Rimane all’interno del provvedimento la bipartizione tra cause civili amministrative e tributarie da una parte e quello in materia penale dall’altra. Nel civile scompare la parte relativa alla fase post-decisione, per il ministero non vi sarebbero infatti attività che non siano già riconducibili al momento decisionale oppure a quelli precedenti preparatori e di studio, dunque questa ulteriore fase si tradurrebbe esclusivamente in una ingiustificata lievitazione dei compensi. In ambito penale invece è stata cassata la richiesta del Cnf di prevedere “un compenso accessorio” per le udienze fuori del circondario, di attività istruttoria in secondo grado o per udienze plurime.
Gli aumenti
Riguardo poi l’entità degli aumenti il compenso medio è inferiore a quello proposto dai legali ma comunque registra incrementi del 50% rispetto a quelli attuali previsti dal Dm 140/2012.
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